Vie Ferrate


La via ferrata del Monte Emilius:


 3554 metri di adrenalina pura





La cresta ovest del monte Emilius è una ferrata, ma al contempo è una storica scalata alpinistica alla vetta simbolo di Aosta che, dai suoi oltre 3500 metri, sorveglia la città.
LA VIA FERRATA è TRA LE PIù ALTE D'EUROPA. 



Periodo di Apertura:1 Luglio - 30 Settembre / eseguita nel luglio 2008
Difficoltà:D - Difficile
Partenza:Pila (1850 m)
Arrivo:Monte Emilius (3559 m)
Dislivello:1800 m
Durata andata:9h00

N.B: Attrezzatura necessaria obbligatoria: Imbrago per falesia, casco, guanti protettivi, scarpe da trekking, longe e Kit ferrata. 

Attrezzatura consigliata: Giacca a vento (si raggiungono i 3500 metri e anche in pieno agosto fa freddo), abbigliamento "a cipolla", bastoncini tra trekking telescopici per la salita al bivacco e la discesa dalla vetta, cappello, occhiali da sole, crema solare. 

Partenza: Parcheggio di Pila
Gruppo: quattro amici


La nostra avventura era cominciata con un cielo plumbeo e carico di pioggia, ma noi impavidi attaccammo subito il sentiero, incuranti di tutto.
Dal parcheggio alto siamo passati davanti alla scuola di sci e poi allo “Chalet du Soleil”. Si procede verso destra intercettando il sentiero 19a che conduce verso sinistra all’Alpe di Chamolé. Giunti alle baite, presso la fontana, si continua a sinistra su una sterrata. Si raggiunge presto un sentierino che si stacca sulla destra (segnavia 20a). Si procede prima in salita e poi in piano fino a Plan Fenetre in vista di una croce. Si procede a sinistra in discesa per Comboé. Si giunge al valloncello e, dopo le baite, si guada il torrente verso sinistra e si prosegue sino ad un bivio. Si continua a destra verso il Col Carrel (segnavia 16a). Il sentiero diventa una traccia tra gli sfasciumi e sale sino al colle dov’è posto il bivacco. QUI FU IL DISASTRO.

Improvvisamente lampi e tuoni si scatenarono nel cielo e l'acqua venne giù come un fiume in piena: a quasi 2800 metri non era piacevole trovarsi nel mezzo di un temporale. Sembrava che i lampi cadessero a pochi centimetri da noi. Accelerammo il passo e COMPLETAMENTE bagnati arrivammo al bivacco.

E' molto consigliabile dormire presso il BIVACCO FEDERIGO posto al colle per poi attaccare la via ferrata con le prime luci della mattina. Il bivacco quella notte era già strapieno di persone e abbiamo rischiato di dormire all'agghiaccio. Il bivacco possiede una capienza di 6 persone. Vi consiglio SEMPRE di raggiungere il bivacco nel pomeriggio, sul presto, per evitare spiacevoli inconvenienti e tornare a casa o, come abbiamo fatto noi, dormire in dodici stretti stretti. 

Per raggiungere la partenza della ferrata si procede a destra sulla cresta alle spalle della costruzione. Si superano i primi detriti, seguendo alcuni bolli che portano all’attacco, leggermente sulla sinistra. Si procede per blocchi sino in cima al primo gendarme. 

Veramente emozionante l'attraversamento sul ponte tibetano che da solo  ripaga di tutta la fatica fatta: sei veramente sospeso nel vuoto con centinaia di metri di nulla sotto di te (foto in alto: io sul ponte)

Una passerella attrezzata piuttosto aerea collega al picco successivo. Il tracciato procede con passi leggermente più faticosi e verticali sino al Mont Ross de Comboé a (3285 m). 

Valicata la sommità si continua su falso piano, su terreno più semplice. Vi è una prima via di fuga, segnalata con cartello verso destra, che collega al lago gelato. Si procede salendo fino al Petit Emilius (3342 m) e si continua sulla cresta il cui filo viene aggirato sulla destra, dapprima su gradoni rossastri, poi affrontando un tratto più verticale di roccia più chiara e friabile. La ferrata termina all’ultimo contrafforte. L'ultimo pezzo è il più difficile...un passaggio necessita di discreta forza fisica e una minima conoscenza di arrampicata in falesia!

Noi Arrivammo in cima, ma lo spettacolo dei 3500 metri su rovinato da una fitta nebbia che improvvisamente attraversò la punta del M.Emilius. Per questo mi sono ripromesso che prima o poi la rifarò e spero di ammirare il famoso "terrazzo su Aosta". 

La discesa dalla vetta è lunga e faticosa: il primo tratto è su pietraia e abbastanza pericoloso.

La discesa avviene per cresta sud, a destra, seguendo l’itinerario che conduce al passo dei Tre Cappuccini e di lì a destra scendendo al lago Gelato. Le tracce portano al rifugio di Arbolle e dalla costruzione, per sentiero in salita, al colle di Chamolé, poi in discesa all’omonimo lago e verso sinistra agli impianti per Pila.